È una grande occasione, ma trattandosi del nostro Paese dietro l’angolo c’è sempre il rischio che possa trasformarsi in un grande problema… Stiamo parlando della Direttiva 2018/2001 dell’Unione europea, in particolare gli articoli 21 e 22 che rappresentano, appunto, un’opportunità da sfruttare subito, come sottolinea il rapporto “Comuni rinnovabili 2019” redatto da Legambiente. Le due norme, infatti, definiscono principi e regole relativi agli prosumer (produttori-consumatori) e alle comunità energetiche che operano con fonti rinnovabili. Il possibile problema, però, sta nella politica poiché è una scelta di Governo e Parlamento decidere quando recepire la Direttiva. Ed ogni eventuale ritardo in tal senso non troverebbe davvero giustificazioni considerando la congiuntura economica attraversata dal Paese, con investimenti nelle rinnovabili praticamente fermi nell’ambito della difficile situazione per le famiglie e per le imprese.

In particolare, l’articolo 21 si occupa di prosumer di energia da rinnovabili, definendoli come i soggetti che possono produrre per i propri consumi, immagazzinare e vendere energia elettrica da fonti rinnovabili. L’intervento normativo dovrà quindi definire le regole per i prosumer singoli e anche per quelli collettivi, in particolare per lo scambio di energia, in modo da rendere possibile queste soluzioni all’interno di uno stesso edificio o condominio, o tra edifici contigui posti dentro distretti produttivi o quartieri. Inoltre, si dovranno fissare le regole per gli autoconsumatori da sole fonti rinnovabili e per quelli che usano anche energia elettrica derivante da impianti di cogenerazione ad alto rendimento (CAR).

Per quanto riguarda l’articolo 22, è incentrato sulla Comunità di energia rinnovabile, ossia di un soggetto che può produrre per i propri consumi, immagazzinare, scambiare all’interno della Comunità, vendere energia elettrica da fonti rinnovabili secondo i caratteri previsti dalla Direttiva stessa. In questo caso l’intervento normativo dovrà definire le regole per la partecipazione da parte di cittadini, imprese, amministrazioni comunali e enti pubblici, le condizioni per valorizzare il legame con il territorio e raggiungere gli obiettivi sociali fissati dall’Unione, fra cui la partecipazione di famiglie a basso reddito.

Smontare le barriere che impediscono lo scambio d’energia

Inoltre, la Direttiva prevede la diffusione dei cosiddetti sistemi di distribuzione chiusi, ovvero le reti private di distribuzione di energia elettrica, da rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento, all’interno di siti industriali, artigianali e commerciali entro aree geograficamente limitate. L’obiettivo è che si possano definire contratti tra utenze limitrofe che decidono di produrre, immagazzinare e scambiare energia da rinnovabili e da CAR, nonché contratti con la rete per favorire la partecipazione ad un mercato reso realmente flessibile.

Tornando al Rapporto di Legambiente, l’associazione sottolinea come l’Europa ha definito principi e regole per le comunità energetiche e i prosumer (produttori-consumatori) di energia da fonti rinnovabili con l’intento, ad esempio, di smontare le barriere che oggi impediscono di scambiare energia pulita nei condomini o in un distretto produttivo e in un territorio agricolo. In più con il recepimento della Direttiva si aprirebbero le porte a investimenti innovativi che tengono assieme fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistemi di accumulo e mobilità elettrica. Da qui l’auspicio che Governo e Parlamento si impegnino a varare entro l’anno le conseguenti norme nazionali.